ICTUS: IL 60% DEI PAZIENTI SI RICOVERA IN STATO DI MALNUTRIZIONE E PEGGIORA IL RECUPERO VALUTAZIONE DELLO STATO DI NUTRIZIONE PARTE DEL TEAM DI LAVORO DELLE STROKE UNIT

ICTUS: IL 60% DEI PAZIENTI SI RICOVERA IN STATO DI MALNUTRIZIONE E PEGGIORA IL RECUPERO

VALUTAZIONE DELLO STATO DI NUTRIZIONE PARTE DEL TEAM DI LAVORO DELLE STROKE UNIT

Firenze, 26 giugno 2017

“Già nel nostro primo congresso avevamo lanciato l’allarme malnutrizione: tra il 50 e il 60% degli anziani over 65 risulta malnutrito al momento del ricovero in ospedale (per qualsiasi causa), e uno su tre dei più giovani” sottolinea con preoccupazione Muscaritoli “e la degenza ospedaliera tende a peggiorare questa condizione. Se poi il paziente presenta criticità legate alla capacità di alimentarsi ecco che si rende necessario uno stretto monitoraggio”.

L’alimentazione ha un ruolo nodale nella prevenzione di questa pericolosa patologia, spiega il Dottor Paolo Orlandoni, Responsabile UO Nutrizione Clinica dell’INRCA di Ancona e Segretario SINuc: “I principali fattori di rischio dell’ictus sono: ipertensione, diabete, patologie  cardiache, fumo abituale, obesità addominale, iperlipidemia,  inattività fisica, consumo di alcol, dieta squilibrata,  stress psicosociale e depressione. L’adesione a un modello alimentare di tipo mediterraneo, ricco di frutta, verdura e legumi, cereali non raffinati, moderate quantità di pesce, latticini e frutta a guscio, olio extravergine d’oliva come principale fonte di grasso, poca carne rossa e un moderato consumo di vino ai pasti, è associata a una riduzione del rischio e della mortalità per ictus: la riduzione del rischio è di circa il 30% per il più alto livello di adesione alla Dieta Mediterranea. L’effetto protettivo appare specifico per l’ictus ischemico e potrebbe essere correlato alla riconosciuta azione antiossidante, antinfiammatoria, anti-aterogenica e antitrombotica dei principali componenti del modello alimentare mediterraneo”.

Incentivare le strategie di prevenzione (moderato esercizio fisico, riduzione del peso in soggetti obesi o in sovrappeso, dieta più ricca di frutta e vegetali) e realizzare percorsi diagnostico terapeutici ed assistenziali  (PDTA) specifici rappresentano le strategie che potrebbero ridurre dal 50 all’80% l’insorgenza di ictus; oltre a ciò, va  implementata la ricerca per capire meglio i meccanismi fisio-patogenetici  che stanno alla base delle malattie vascolari acute del cervello.

Ma quando si parla di malnutrizione si deve includere anche l’obesità e la sua forma mista ossia un paziente di elevato BMI ma con perdita severa di massa muscolare. L’obiettivo in questi casi è anche prevenire eventuali ricadute dell’ictus con un programma che abbia come obiettivo la perdita di peso di almeno il 5-10% mantenendo il giusto apporto di nutrienti e senza determinali stati di carenza.

Il supporto nutrizionale va proseguito in tutta la fase riabilitativa e rappresenta un elemento di continuità assistenziale con una copertura dei fabbisogni nutritivi raggiunta gradualmente. Un paziente nutrito correttamente è anche più protetto da eventuali recidive, che rappresentano circa il 20% di tutti i casi (40mila episodi): ma al momento non ci sono evidenze che siano utili supplementi particolari come acidi grassi omega 3 o acido folico o vitamine mentre calcio e vitamina D devono essere valutati per scongiurare il rischio di sviluppare una osteoporosi successiva all’ictus. Solo in caso l’alimentazione sia inferiore al 75% del necessario il nutrizionista clinico può prevedere il ricorso ad integratori dietetici o alimenti ‘arricchiti’.

E dopo, a casa – un corretto regime alimentare va mantenuto anche a domicilio con consigli sullo stile di vita che includano dieta, controllo del peso, attività fisica e l’astensione da alcol e fumo.

 

 

ICTUS – I DATI EPIDEMIOLOGICI

L’ictus cerebrale costituisce la seconda causa di morte e la terza causa di disabilità a livello mondiale, e la prima causa di disabilità negli anziani. Nel 35% dei pazienti colpiti da ictus, globalmente considerati, residua una disabilità grave. La prevalenza dell’ictus cerebrale aumenta con l’età. Dal 1990 al 2010 la prevalenza dell’ictus cerebrale ha subito un progressivo aumento; i dati più recenti, riferiti all’anno 2013, indicano, a livello mondiale, una prevalenza di 4,9% per l’ictus ischemico e di 1,9% per l’ictus emorragico. In Italia, la prevalenza generale dell’ictus cerebrale è pari a 6,5%.

L’ictus ischemico è il principale sottotipo di ictus (80% dei casi). L’emorragia intracerebrale costituisce il 6-20% di tutti gli ictus cerebrali. Le emorragie primitive costituiscono il 78% circa della totalità delle emorragie intracerebrali, mentre le forme secondarie il restante 22%. (Fonte: linee guida italia 2016)

Ictus è un termine latino che significa “colpo” (in inglese stroke). Insorge, infatti, inmaniera improvvisa: una persona in pieno benessere può accusare sintomi tipici che possono essere transitori, restare costanti o peggiorare nelle ore successive. Quando si verifica un’interruzione dell’apporto di sangue ossigenato in un’area del cervello, si determina la morte delle cellule cerebrali di quell’area. Di conseguenza, le funzioni cerebrali controllate da quell’area (che possono riguardare il movimento di un braccio o di una gamba, il linguaggio, la vista, l’udito o altro) vengono perse.

In Italia l’ictus è la terza causa di morte, dopo le malattie ischemiche del cuore e le neoplasie; causa il 10-12% di tutti i decessi per anno e rappresenta la prima causa di invalidità. Ogni anno si verificano in Italia circa 196.000 ictus, di cui il 20% sono recidive.  Il 10-20% delle persone colpite da ictus cerebrale muore entro un mese e un altro 10% entro il primo anno di vita. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti ad un ictus guarisce completamente, il 75% sopravvive con una qualche forma di disabilità, e di questi  la metà è portatore di un deficit così grave da perdere l’autosufficienza. L’ictus è più frequente dopo i 55 anni, la sua prevalenza raddoppia successivamente ad ogni decade ; il 75% degli ictus si verifica nelle persone con più di 65 anni. La prevalenza di ictus nelle persone di età 65-84 anni è del 6,5% (negli uomini 7,4%, nelle donne 5,9%). (Fonte: Salute.gov.it)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la malnutrizione come “uno stato di squilibrio, a livello cellulare, fra il rifornimento di nutrienti e di energia e il fabbisogno del corpo per assicurare il mantenimento, le funzioni, la crescita e la riproduzione”(2). La malnutrizione si distingue in due quadri (3): – per difetto – per eccesso A sua volta i due quadri si distinguono in (3,4): – malnutrizione selettiva o sindrome carenziale (da deficit di un nutriente) – malnutrizione globale (da deficit di tutti i nutrienti).

 

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