
Medico iscritto all’albo “cura” i pazienti con i fiori e le parolacce.
“Io non credo alla paralisi, non ci ho mai creduto”, “Paraculo, alzati!” e poi riti di guarigione come l’inserimento di una medaglietta con l’effige della Madonna nelle parti intime e Fiori di Bach per ogni problema, cancro compreso. Sono alcune degli strumenti terapeutici propagandati in affollate conferenze pubbliche (al modico costo di 50 euro per entrare) dalla dottoressa Gabriella Mereu, cagliaritana di nascita e assunta agli onori della cronaca grazie ad un servizio di una famosa trasmissione di Italia Uno.
Per le diagnosi la dottoressa si fa aiutare da un pendolo a cui fa domande e dal quale riceve risposte su prognosi e terapia anche in caso di paralisi, tumori, sclerosi multipla, Parkinson. L’ennesima santona, si potrebbe pensare, se non fosse che la dottoressa è laureata in Medicina e regolarmente iscritta all’Albo, nonostante non nasconda una profonda disistima nei confronti dei propri colleghi che, afferma: “non capiscono niente”.
E se la tradizione italica ammantata di superstizione porta le persone a cercare risposte ‘alternative’ nel sottobosco di maghi e guaritori, qui siamo di fronte ad una situazione raccapricciante perché lo status di medico della Mereu porta le persone a ritenere che sia autorevole e sappia ciò di cui parla.
Cita i ‘miracoli’ la dottoressa e la gente, con malattie gravi, affolla le conferenze e si mette in lista d’attesa per visite da 90 euro – rigorosamente incassati in nero – per ascoltare il responso suo e del pendolino. Si affida all’effetto placebo e al potere della suggestione, della disperazione e della speranza che accomunano le persone con malattie che mettono a rischio la vita o che predispongono ad un futuro di cronicità e invalidità. Effetto placebo che in alcuni casi può funzionare ma con la tetraplegia e la sclerosi multipla come la mettiamo? Con il rischio fondato che qualche paziente abbandoni le terapie tradizionali e si condanni a morte, mentre coltiva una speranza. Inquietante ascoltare le parole della dottoressa ad un uomo con cancro alla prostata: “Io ti direi di lasciar perdere la chemio, ma non posso” così se l’uomo guarisce il merito è del suo intervento e non dei farmaci che a suo parere sono inutili. Un potente messaggio subliminale che mira al discredito della medicina e che porta con sé un rischio: che ci scappino dei morti.
Quello dei ciarlatani e dei truffatori è un fenomeno globale del quale noi italiani sappiamo qualcosa, freschi come siamo di casi Stamina e relative, purtroppo blande, condanne.
Comportamenti al limite della criminalità, ancor più odiosi perché sfruttano la fragilità e il dolore delle persone e delle loro famiglie.
La colpa? In parte di una cultura umanistica che ha trascurato una più profonda opera di alfabetizzazione scientifica, grande assente nella scuola italiana, ma anche, forse, ad un gap nella formazione medica a parlare con i pazienti, ad aiutarli a capire scelte e percorsi, una cultura che non si è ancora affrancata dal tradizionale atteggiamento paternalistico che sino a trent’anni fa dominava il rapporto medico-paziente. E nel frattempo, sperando che nessuno si faccia male, attendiamo che l’Ordine dei Medici prenda una posizione. Netta.
Chi è Gabriella Mereu
La dott.ssa Mereu e’ nata a Quartu Sant’Elena (Cagliari) il 3 maggio del 1954.
Si è laureata in Medicina e chirurgia a Sassari nel 1983.
E’ diplomata in Medicina olistica ad Urbino, nella scuola diretta da Corrado Bornoroni. Sempre ad Urbino, nel 1992, si è diplomata in Grafologia. Ha seguito il corso di Medicina omeopatica tenuto a Roma dal Prof. Antonio Negro.
Fonte: sito ufficiale della dottoressa Mereu