Altro che mele, sono gli abbracci a far bene alla salute

da Huffington Post 04/03/2016 12:21 CET

Il mio medico è un omone, grande comunicatore, affabile ed espansivo. Quando ci vediamo la prima cosa che fa è abbracciarmi con grande entusiasmo, mi abbranca mentre io temo ogni volta che ci lascerò qualche costola. Dopo questo abbraccio già ti senti meglio e ti sei dimenticato perché sei nel suo studio, una sensazione che quasi tutti possiamo confermare. Un abbraccio è confortante e consolante. Una forma raffinata e troppo poco usata di antistress. Sarà perché siamo diventati un po’ fobici nei confronti del contatto fisico.

 

I curiosi scienziati del Dipartimento di Psicologia della Carnegie Mellon Universityhanno quindi preso 404 soggetti adulti e hanno esaminato quali effetti sulla salute avesse essere abbracciati regolarmente, scoprendo che le persone che godevano di un maggior supporto sociale e che ricevevano più di frequente manifestazioni di affetto e abbracci si ammalavano il 32% in meno di quelli schivi che evitavano il contatto fisico. Gli abbracci quindi, la scienza conferma, sono in grado di abbassare il livello di stress e aumentare la sensazione di sostegno nei momenti di avversità.

Che il contatto fisico avesse effetti benefici era già noto e risale alla scoperta di un ormone particolare, l’ossitocina, che viene rilasciato dall’organismo in determinati momenti: il parto, le cure materne, i massaggi e l’intimità sessuale, purché mediati da un contatto tattile a pelle. In queste circostanze il nostro cervello secerne cascate di ossitocina che hanno diversi effetti positivi: amnesia rispetto alle emozioni e alle esperienze negative (come il dolore del parto), relax e soprattutto attaccamento.

L’ossitocina è il ‘filo rosso’ che percorre ogni esperienza affettiva: in uno studio del 1998 condotto al Karolinska Institute di Stoccolma si è evidenziato che nei ratti sia maschi che femmine l’OT esercita un potente effetto antistress fisiologico. In particolare se una somministrazione giornaliera di OT viene ripetuta per almeno 5 giorni, la pressione sanguigna scende di 10-20 mmHg, i livelli di cortisolo calano e aumentano quelli di insulina. Tali effetti benefici perdurano per oltre una settimana dall’ultima somministrazione. Questo ha permesso di sottolineare come molti effetti comportamentali possano essere indotti dall’OT o bloccati dai suoi antagonisti.

L’OT compare nella storia di ognuno durante il rapporto sessuale che determinerà il nostro concepimento. Il nostro peptide viene rilasciato ad alte dosi durante l’accoppiamento, il che ha portato a formulare l’ipotesi che questo fattore chimico favorisca il legame e, di conseguenza, la monogamia.
Coppie che fanno spesso l’amore si garantirebbero tramite questa via chimica un maggiore attaccamento e la stabilità della relazione affettiva.

Gli ormoni coinvolti nella riproduzione possono avere un ruolo nel mantenimento delle relazioni. Rebecca Anne Turner, Professore della California School of Professional Psychology di San Francisco, dimostrò che l’OT è in grado di mediare le esperienze emozionali delle relazioni più strette e che gioca un importante ruolo nella vita riproduttiva dei mammiferi. In qualche modo essa ci condiziona per sempre costringendoci a stipulare un patto biologico che accompagna tutta la vita relazionale degli individui. Alcuni etologi inoltre hanno ipotizzato che i maschi sarebbero restii ad aggredire e uccidere le femmine con le quali hanno avuto rapporti sessuali anche se con esse non hanno stipulato un rapporto monogamo.

In un’altra ricerca su cuccioli di scimmia si è visto che i piccoli cercano e hanno bisogno del contatto materno e delle coccole più del cibo e famosi studi eseguiti negli orfanotrofi tedeschi dopo la Seconda Guerra Mondiale hanno rivelato che in carenza di contatto fisico il 33 per cento dei neonati smetteva di alimentarsi e si lasciava letteralmente morire, indicando come l’affettività sia una fonte di nutrimento pari al cibo.

Un abbraccio al giorno quindi leverebbe il medico di torno, togliendo il primato alla più famosa mela. E se nessuno ci abbraccia basta fare il primo passo, abbracciamo noi, in maniera spontanea e sincera.

Gli esperimenti fatti nel mondo e documentati dai video sono commoventi e soprattutto dimostrano che non è difficile superare l’imbarazzo iniziale anche nei confronti di un estraneo. Forse non a caso nel mondo sono così comuni le persone che girano nelle piazze con il famoso cartello “Free hugs”, per chi non ha nessuno che lo abbraccia, un vero balsamo dell’anima. Iniziativa ripetuta per molte iniziative di sensibilizzazione spontanea, dai ragazzi musulmani all’indomani degli attacchi terroristici di Parigi e alle persone affette da HIV per combattere ignoranza e discriminazione.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*