Quei tatuaggi che possono salvarti la vita

Possono piacere o meno ma è certo che i tatuaggi non siano mai stati così popolari, le giovani generazioni hanno fatto del proprio corpo vere e proprie tavolozze di messaggi visuali. I tatuaggi hanno fatto la loro comparsa in società, scivolati fuori dai luoghi dove si erano diffusi: carceri, caserme e porti e ora spopolano sui corpi di persone di ogni età e ceto sociale.

 

E chi inizia sceglie questa strada come via privilegiata per comunicare, come scrivesse la propria vita, una autobiografia tracciata su ogni parte visibile del corpo. Divisi tra gli appassionati e chi non ne esibisce nemmeno uno, esiste un ambito poco noto che potrebbe far capitolare anche gli scettici a farsi disegnare qualcosa addosso. E soprattutto, un tatuaggio potrebbe salvarci la vita.

Sono chiamati ”tatuaggi sanitari” e sono quelli che danno istruzioni su una particolare condizione clinica: il gruppo sanguigno per i pazienti che potrebbero aver bisogno di trasfusioni urgenti, l’allergia a determinati farmaci, condizioni come il diabete e note fondamentali come ”no CPR” che indica di non desiderare di essere rianimato oppure dichiara la disponibilità a donare i propri organi. Insomma, un tatuaggio può essere un alleato dei medici in particolari situazioni e la pratica si sta diffondendo sempre di più.

L’unico limite attualmente è rappresentato dal fatto che l’American Medical Association non ha mai indicato linee guida su questo strumento e quindi i sanitari e i paramedici non hanno un obbligo legale di rispettare le indicazioni tatuate sul paziente. In crescita i tatuaggi per camuffare inestetismi come cicatrici da ferite o da ustioni, esiti di incidenti traumatici, alcune lesioni cutanee e le macchie della vitiligine mentre la perdita di capelli e sopracciglia può essere trattata con la dermografia o tricopigmentazione, una raffinata tecnica in cui l’operatore disegna ogni singolo pelo o capello con una verosimiglianza altissima.

La dermografia prevede l’inoculazione di pigmenti anallergici e biocompatibili nel derma superficiale, al contrario di ciò che avviene nel tatuaggio tradizionale in cui i pigmenti vengono impressi nella parte profonda della pelle. Un’alternativa al più costoso trapianto: sul cranio vengono impressi dei punti che appaiono come una testa rasata e compensa la perdita di peluria dopo una chemioterapia. L’obiettivo è prendersi cura del proprio aspetto e del proprio corpo.

Già il cancro, che devasta il corpo all’interno e poi all’esterno come esito delle cure. Da molti anni è possibile ridisegnare i capezzoli con la dermografia, capace di riprodurre la struttura in modo che sembri tridimensionale quando l’intervento è stato demolitivo. Ma negli Stati Uniti si sono spinti più in là, con una iniziativa straordinaria e commovente: P-ink.org è una associazione di tatuatori volontari che esegue gratuitamente tatuaggi ornamentali nelle persone che hanno subito una mastectomia. L’associazione mette in contatto i sopravvissuti con i tatuatori e il 10 ottobre prossimo 45 artisti in 13 città americane presteranno la propria opera.

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