
“Mamma vado a fare un giro sul sottomarino!” La PET, per i bambini, diventa un gioco
Le malattie fanno paura, ai grandi e ancor più ai bambini che devono confrontarsi con un ambiente estraneo, asettico, con aghi che pungono e indagini che fanno paura. Ecco allora che all’IRMET di Torino, un centro di eccellenza per la diagnostica in pediatria hanno pensato di mettere in campo idee e fantasia per rendere alcune fasi dell’esperienza di malattia meno sgradevoli possibili. È una novità in Italia: un vero percorso PET a misura di bambino per i piccoli pazienti già provati dall’esperienza del cancro che devono sottoporsi a questo esame per la diagnosi o per monitorare lo stato della cura.
Mano nella mano dei loro genitori i più piccoli vivranno l’esperienza della diagnostica con meno ansia e un pizzico di spensieratezza in più grazie a un percorso dedicato sin dall’accettazione declinato in tema ”fondo del mare”: la sala d’aspetto che prende le sembianze di un’isola nell’oceano per poi proseguire nella sala PET dalle pareti colorate su cui galleggiano pesci sorridenti e meduse.
Il macchinario è decorato alle stregua di un sottomarino dove i bambini possono immaginare di fare un fantastico viaggio come gli eroi di ”Ventimila leghe sotto i mari” . Alghe e bollicine, colori e giochi sin dalla sala d’aspetto. Insieme a teneri peluche donati ai bambini al termine dell’esame offerti gratuitamente da aziende produttrici di giocattoli che hanno creduto nel progetto e che sono in prima linea per diminuire al massimo l’impatto ansiogeno di questa esperienza.
Di un percorso di tal genere, che parte dall’accettazione e arriva alla consegna del referto, totalmente pensato, studiato e strutturato per i bambini, non c’è traccia. Negli Stati Uniti, al Miller Children di Long Beach e all’Advocate Lutheran General Children’s Hospital di Philadelphia, si trova qualcosa di simile, così come al Bambin Gesù di Roma dove è stata allestita una Ludo Tac, che fa giocare i piccoli prima di sottoporsi a un esame diagnostico.
Ogni anno in Italia si ammalano circa 1.600 bambini tra 0 e 14 anni e circa 1.000 adolescenti tra i 15 e i 19 anni, pazienti speciali per i quali devono essere trovare forme di assistenza speciali in modo che, dopo l’esperienza di malattia, il ricordo sia il meno traumatico possibile.