La ‘golden hour’ del lavoro

Esiste un lasso di tempo limitato in cui sei perfetto per una azienda, che va dal ‘lei non ha ancora esperienza’ a ‘lei è troppo qualificato per questa posizione’ le due frasi che ognuno di noi ha sentito pronunciare almeno una volta nel proprio percorso lavorativo.

Quindi anche se con un master in tasca siamo ancora ‘acerbi’, sono pochissimi gli anni in cui la vecchia gavetta diventa una palla al piede e ci impedisce lo scatto verso il lavoro dei nostri sogni. L’esperienza e le competenze sono in parte un binario parallelo a quello delle esigenze delle aziende. E la ‘golden hour’ in cui sei ‘quello giusto al momento giusto’ va orientativamente tra i 37 e i 42 negli uomini e tra i 32 e i 37 nelle donne, ancor più penalizzate dal terrore di matrimonio e prole della candidata.

Questo non significa però che non sia possibile, con qualche stratagemma, aggirare questo ostacolo e trovare il proprio posto nel mondo del lavoro. Tenendo presente che chi cerca è comunque in una posizione di maggiore fragilità rispetto a chi offre e che si può permettere di scegliere, spesso in un bacino molto ampio.

Va considerato inoltre che la gavetta è sempre più lunga e che non è raro che il tempo dell’acquisizione degli skills si dilati a tal punto da catapultarvi direttamente nella fascia di quelli così esperti da diventare troppo costosi.

Ecco allora qualche suggerimento per ogni età:

Neolaureati: siete considerati un foglio bianco, una tabula rasa, il costo della vostra formazione non se lo vuole accollare nessuno perché ogni azienda sa che quello che ha speso per formarvi probabilmente lo massimizzerete altrove. Il risultato? Le aziende vi sfruttano a suon di stage da poche centinaia di euro al mese quando non gratuiti con la scusa di insegnarvi un mestiere. Finché abitate con i genitori che vi spesano può anche funzionare ma non cadete nella trappola dello stagista. E’ quello che si fa sfruttare da tutti sperando in una assunzione che non arriva mai. Se decidete di fare uno stage scegliete una azienda importante, che davvero può insegnarvi qualcosa e che ‘fa curriculum’. Alternate lo stage ad esperienze pratiche come il barista, il cuoco, la commessa, anche per pochi mesi, esplorate le diverse realtà, sarà molto istruttivo, apre la mente e vi permette di guadagnare qualcosa. Personalmente dopo il diploma ho lavorato come commessa in un negozio del centro e mi ha permesso di testate la mia capacità di confrontarmi con il pubblico senza rischiare troppo. In un altro momento mi sono concessa un lavoro nel campo dell’equitazione che amo molto, in un tour di sponsorizzazioni sportive. Tra un ciclo di studi e l’altro ho lavorato in aziende in vari contesti e ruoli che sapevo non erano il mio obiettivo finale ma mi hanno permesso di confrontarmi con umiltà con il mondo lavorativo.

Neolaureati con master: situazione ottima se vivete in un paese anglosassone o decidete di spendere le vostre competenze faticosamente sudate all’estero mentre in Italia a meno che non veniate selezionati da una grossa azienda ancor prima che vi mettano in mano la bomboniera rossa e in testa il tocco, l’ingresso di uno sbarbatello con la verità in tasca e l’aria saccente, potrebbe essere mal tollerata dai colleghi più adulti ed esperti.

Tra i 28 e i 35: se non avete ancora fondato una start up tecnologica con un gruppo di amici nerd e non state trattando per venderla a Facebook per qualche milione di euro è possibile che stiate cercando la vostra strada e una sicurezza. E’ l’età in cui si desidera gettare le fondamenta del futuro. Se non avete un posto a progetto in una buona azienda in cui dimostrare che siete non solo bravo ma anche ‘il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene’ la faccenda si fa dura e significa che ogni tanto dovete accettare qualche cento euro da papà. E’ il periodo in cui se non si è creativi, determinati e preparati si rischia di cadere nel pozzo del precariato cronico. Questo è il periodo lavorativo in cui abbassare la testa e remare come pazzi verso la meta.

Dai 35 ai 42: è la “golden hour” quella in cui si capitalizza il lavoro fatto in passato. E’ l’età del salto di qualità, della promozione e della stabilizzazione. Il curriculum qui la fa da padrone, è l’età in cui potete permettervi anche di scegliere. Nessuna incertezza, è il momento del ‘o la va o la spacca’. A questo punto dovrete aver capitalizzato una ampia rete di contatti che sappiano quello che fate, come lo fate e dove volete arrivare. Contatti strategici con cui fare squadra. Non si tratta di essere raccomandati ma di far sapere al mondo che ‘lì fuori c’è qualcuno che fa al caso vostro e sono io’.

Dai 42 ai 52 se non avete fatto una carriera brillante e sul mercato i cacciatori di teste ‘vi si scambiano come le figurine’ è bene correre ai ripari, ad esempio tentando la libera professione e la consulenza perché per le aziende siete nella categoria del prepensionamento.

Over 55, triste a dirsi ma per il mondo del lavoro siete agèè e un po’ merce di scarto. O siete nel range dei grandi manager o sarà difficile trovare un lavoro se perdete quello che avete. E la tendenza del futuro andrà sempre più in questa direzione.

Allora il mio consiglio è il seguente, riciclatevi, continuate a studiare e ampliare i vostri orizzonti, ma soprattutto pianificate accuratamente il vostro futuro. Nel mio settore ho molti amici giornalisti giovani, hanno trent’anni e modelli diversi di gestirsi: una parte ritiene che a trent’anni sia il momento di divertirsi e magari cercare un partner quindi investono molto tempo nelle attività del tempo libero. Mentre i più lungimiranti e di successo si fanno ‘il mazzo’, volano dalla Giordania a New York per seguire una inchiesta e scrivono nelle sale di attesa degli aeroporti di tutto il mondo i loro pezzi migliori. Sono una grande fonte di ispirazione e in loro arde il fuoco dell’ambizione. Sono questi i trentenni di successo, un successo che ancora non si misura con il fatturato ma con risultati che daranno loro ragione. E’ gente che sta mettendo a frutto la sua ‘golden hour’ e spinge sull’acceleratore senza risparmiarsi e senza scuse. A loro guardo con ammirazione. Gli altri rimarranno con un lavoro precario e un pugno di mosche in tasca e forse non saranno proprio quelle da buttare dentro un bicchierino di sambuca. Cin cin.

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