La blogger che ha ingannato i malati

belle gibson

Due anni di bugie per vendere un libro, una app e guadagnare alle spalle della credulità di persone malate, è questa in sintesi l’amara vicenda di Belle Gibson, 23 anni, una blogger australiana che ha ingannato migliaia persone con la storia del suo calvario medico sino ad annunciare di essere al capolinea della propria vita, condannata da un cancro al cervello salvo poi confessare il proprio inganno.

La ragazza sosteneva di aver scelto di curare il cancro con un corretto stile di vita fatto di cibi integrali, cereali e vegetali freschi, che aveva dato vita ad una straordinaria notorietà, ospitate nelle più importanti trasmissioni tv e alla pubblicazione del libro “The whole pantry” sino ad una app, ora entrambi ritirati dal mercato.

Si potrebbe liquidare la vicenda – amara – con tante motivazioni: personalità narcisista, persona con problemi in cerca di attenzioni a tutti i costi, banale truffatrice, scaltra approfittatrice della sensibilità  della gente.

La vicenda è simile a quella raccontata qualche mese fa da una famosa trasmissione televisiva che aveva intervistato un uomo, malato di cancro che sosteneva di essere guarito grazie ad un’alimentazione rigorosamente vegetariana. Peccato che l’uomo accanto al nuovo regime alimentare avesse comunque continuato a curarsi con chemio e radioterapia.

Che cosa ha fatto effetto? Gli spaghetti di zucchine o le terapie tradizionali? Domanda provocatoria ma non troppo perché se il cancro è ancora oggi una delle malattie che più spaventa le persone, le pesanti terapie che permettono di superarlo sono gravate da pesanti effetti collaterali. Guarire dal cancro o almeno sopravvivergli, è comunque un percorso doloroso e difficile. Ecco allora come qualsiasi proposta alternativa è vissuta con grande speranza.

E’ doveroso però fare chiarezza, almeno allo stato attuale delle conoscenze scientifiche che stabiliscono come il cibo non possa ‘curare’ il cancro, ma può certamente aiutare a limitarne il rischio, guarirne prima ed evitare le ricadute. Non è cosa da poco. Vediamo come e soprattutto perché: Nonostante i tumori possano avere cause varie e complesse in cui geni e ambiente esercitano il proprio influsso, è ormai accertato che anche quello che mangiamo possa – alla lunga – farci ammalare o proteggerci.

Al momento non ci sono evidenze che il cibo e la dieta da sole possano curare un tumore maligno in corso, ma con una corretta alimentazione possiamo influire positivamente sul suo sviluppo.

Il segreto è la restrizione calorica: nel modello animale diminuire l’apporto calorico del 20-40% e assumere proteine vegetali aumenta la durata della vita e comporta una riduzione dei tumori del 60%, sia di quelli spontanei che di quelli indotti con radiazioni e sostanze cancerogene. La restrizione calorica infatti  riduce la produzione d’insulina, che stimola la crescita tumorale, e i livelli di numerose sostanze infiammatorie come il TNF (Tumor Necorsis Factor) e l’interleuchina 6 implicate nei tumori, nelle malattie cardiovascolari, autoimmuni e nel diabete. Il consumo regolare di proteine animali induce la produzione di potenti fattori di crescita tumorale come l’IGF-1 colpevole anche dell’invecchiamento delle cellule e dell’organismo. Cibi ricchi in grassi saturi e polinsaturi ossidati, carboidrati raffinati ad alto indice glicemico, e sostanze cancerogene derivanti da una scorretta cottura dei cibi come per esempio gli idrocarburi aromatici policiclici (es. carne bruciata in superficie) e l’acrilamide (es. patatine fritte ad elevate temperature) non ci fanno bene.  Alcuni tipi di vegetali e alcuni frutti, i legumi, e i cereali integrali invece contengono una vasta gamma di sostanze anti-cancerogene, che attivano geni e meccanismi cellulari di protezione contro lo stress ossidativo, l’inquinamento, e altre sostanze chimiche.

In un recente studio pubblicato sulla rivista Oncotarget è stato indotto il tumore al seno e alla prostata in un gruppo di cavie e sottoposte poi a due tipi di dieta: una che prevedeva il 7% di apporto proteico e una al 21%. Ebbene, nel gruppo che assumeva poche proteine il tumore si è ridotto del 70% nelle prime 5 settimane e alla fine dello studio le dimensioni del tumore era dell’80% più basso che nel gruppo al 7%.

Una serie di dati sperimentali pubblicati su riviste scientifiche prestigiose hanno dimostrato inoltre come in alcuni modelli animali , la nutrizione, e in particolare dei cicli di digiuno, possa avere un effetto protettivo contro i danni indotti dalla chemioterapia e allo stesso tempo potenziarne gli effetti . Una interessante ricerca apparsa su Aging ha mostrato che anche nell’uomo il digiuno a breve termine (massimo 48 ore prima e 1 giorno durante la terapia oncologica) protegge le cellule sane e riduce gli effetti collaterali indotti dalla chemioterapia.

Il che è molto diverso dal ‘curare’ i tumori con il cibo.

Con la consulenza del Prof. Luigi Fontana, Ordinario di  Scienze Nutrizionali all’Università di Brescia e alla famossissima Washington University di St. Louis in USA

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